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Il saggio si confronta con una costellazione di scrittori, i quali per motivi diversi decisero di restare nel Terzo Reich, pur non condividendo l'ideologia e la politica del regime e respingendo (tratto, questo, comune e identitario), l'antisemitismo. Potremmo parlare di un gruppo di 'naviganti' o di naufraghi incerti tra l'adesione al nazismo o l'esilio. Pur non costituendo una corrente letteraria, presentano forti analogie: in maggioranza lasciarono le grandi città per trasferirsi in piccoli paesi, se non perfino in casolari isolati, in campagna e nei boschi, seguendo una propensione non rara in Germania, che aveva antiche radici, ravvivate nell'età romantica, da cui mutuarono una vivace tendenza verso la spiritualità e la poesia dell'"interiorità". Altri connotati comuni: una diffusa diffidenza verso la vulgata razionalista insieme a un patriottismo che giungeva fino all'adesione alle tesi della "Rivoluzione Conservatrice". Alcuni di questi scrittori - come Benn (cui si deve la denominazione) e Jünger costituirono l'Emigrazione aristocratica, tornando volontariamente nell'esercito, un'istituzione che resisteva all'ingerenza nazista. Quale fu il principale collante di questa nebulosa? L'amore 'radicato' per la terra tedesca e per la lingua materna, la Muttersprache.